Quello che ti lascia dentro una partita come Trento-Perugia

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A poco più di 24 ore dalla fine di gara 3 di semifinale, pensavo di aver recuperato un po' di lucidità, invece mi sento ancora frastornata come se avessi ancora i piedi sul campo del Palatrento, a guardare la festa dei ragazzi trentini e le lacrime amare di Fromm e Atanasijevic.
E come se non fossero bastate le 4 ore nell'infernale Palatrento, ho rivisto perfino la replica Rai con l'emozionante cronaca live di Alessandro Antinelli e Claudio Galli. E sento la necessità di esprimere quello che questa partita mi ha lasciato dentro - e immagino abbia fatto lo stesso effetto anche agli altri 4 mila che erano lì con me.

Gemellaggio delle tifoserie:
yes we can!
Prima di tutto, grazie. Perchè poter assistere ad uno spettacolo del genere, live, è un privilegio. Perchè vedere queste due squadre che se le sono date di santa ragione per due ore e mezza, senza mollare mai di un millimetro, trascinate dal calore di 4 mila spettatori festanti che hanno urlato dall'inizio alla fine è stato un'emozione impagabile, che dalla tv si poteva solo immaginare.
Perchè le emozioni che si provano nei palazzetti della pallavolo italiana sono uniche e indescrivibili! Altro che gente che si accoltella negli stadi, altro che campionati dove girano molti più soldi ma si giocano partite davanti a 200 spettatori: certe cose ce le abbiamo solo noi.
E teniamocele ben strette, amici del mondo della pallavolo, perchè noi rappresentiamo un'isola felice, un'eccezione. Perchè non esiste nessun altro sport dove il perdente che piange viene consolato dai tifosi vincitori, dove le tifoserie prima e dopo la partita si salutano con affetto, ma durante il gioco non si fanno esclusioni di colpi (e di cori).


521 Sirmaniaci hanno attraversato mezza Italia per credere in un sogno che hanno accarezzato molto da vicino, quello di poter bissare la finale dell'anno scorso. Le facce tristi dei tifosi e i pianti delle tante ragazzine in curva dimostrano che questa semifinale è stata molto più di un semplice evento sportivo, è stata un evento delle loro (nostre) vite che ricorderanno a lungo.
Sul sito ufficiale di Perugia si legge: "Ha vinto Trento, a cui vanno grandi complimenti per essere una bellissima squadra e per avere un bellissimo e corretto pubblico. Ieri sera al PalaTrento, nonostante in palio ci fosse un posta altissima, c’era uno stupendo clima di festa."

Grazie perché vedere le lacrime di Atanasijevic, bomber implacabile e ragazzo dal cuore d'oro, ha fatto commuovere non solo i suoi tifosi di Perugia ma anche tutti quelli che come lui amano visceralmente questo sport e tutte le emozioni che, nel bene o nel male, ci regala. Abbiamo gioito o abbiamo pianto come se ognuno dei 4 mila presenti stesse giocando in campo.

Appena finita la partita, Aleks ha voluto scrivere su Instagram i suoi sentimenti e il suo ringraziamento per i suoi tifosi che lo hanno consolato come un figlio o un fratello. 
Lui ci teneva da matti a questa finale, come Fromm e come gli altri compagni, ma i ragazzi di Grbic possono tornare a casa senza nulla da rimproverarsi perché questa sconfitta non è un loro demerito, ma è merito di un altro gruppo di ragazzi straordinari.

Un gruppo capitanato - almeno moralmente, visto che la stanghetta non c'è più sotto il numero 1 sulla sua maglia - da un ragazzone bulgaro gentile e dal cuore d'oro, ma che ieri ha tirato fuori le unghie da leone come mai prima d'ora. Perché quello sfogo (non da lui) nel tie break che valeva una stagione, quando preso dalla rabbia si è messo ad urlare contro il suo palleggiatore Zygadlo per tutte le alzate imprecise ricevute ed è stato trattenuto a braccia da compagni e da Michieletto, è risultato poi decisivo per Trento. 

Di là dalla rete il rendimento di Atanasijevic, forse per la stanchezza o per la poca lucidità, calava e il bomber serbo si rifugiava in docili pallonetti; nella metà campo trentina Matey si è chiuso in una specie di mutismo che in realtà era solo concentrazione e determinazione ai massimi livelli e ha trascinato i suoi alla vittoria. 
E quando l'ultimo pallone è caduto, proprio per un attacco out dell'opposto serbo di Perugia, Kaziyski è rimasto in piedi in mezzo al campo, stremato, con le braccia al cielo, e il primo ad abbracciarlo è stato proprio Zygadlo. Una scena da brividi immortalata da questa foto di Trabalza:


E trovatemelo un altro sport dove un grande campione come Kaziyski nell'intervista post partita, con ancora in circolo l'adrenalina a mille e un fiume di emozioni contrastanti, rilascia queste dichiarazioni:

"Partite così sono una gioia per chi le gioca, perché dentro ti senti pieno di emozioni, ma anche per chi le vede. Abbiamo fatto uno spettacolo fenomenale, e nei momenti decisivi noi abbiamo avuto anche un po' di culo."
Galli fa i complimenti a Kaziyski perché, dopo che l'arbitro gli aveva fischiato una doppia non terrificante, lui ha zittito pubblico e compagni chiedendo di andare avanti:
"Spero di vedere più cose di questo genere, perché serve un po' più di onestà in quei momenti. Anche se è difficile regalare un punto agli avversari, quando le cose sono giuste bisogna saper fare un passo indietro."

Il mio sport è differente, e partite come queste lo dimostrano. Questa partita, sebbene non valesse un trofeo, rimarrà negli occhi e nel cuore di tanti per molti anni a venire. Se non volete perdervi altre giornate storiche come queste, non smettete mai di venire nei palazzetti.

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