La domenica pomeriggio dove vuoi passarla se non al palazzetto??
Suona cosi anche per noi, ogni santa domenica.
L'altro giorno eravamo al palazzetto di Forlì a seguire il match che vedeva in campo da una parte Ravenna e dall'altra la società super-titolata di Trento.
In campo grandi campioni come Kazyiski, Zygadlo, Bari e tanti emergenti come Cebulj, Zappoli, qualcuno conosciuto (Cester) qualcuno che ancora deve farsi un nome..
24, su per giù, ragazzi che si giocano i 3 punti in palio.
A tanti di loro madre natura ha regalato si talento, fisico, altezza ma anche una discreta bellezza..
Insomma, diciamocelo, le giovani donzelle che accerchiano i ragazzi sono sì attratte dalle loro capacità tecniche ma anche dal loro fascino.
E così da un po' di anni a questa parte (anche se in realtà era così anche ai tempi della Sisley) assistiamo al fenomeno delle ragazzine che assalgono i giocatori a fine gara.
Spesso sul web vengono volgarmente chiamate "bimbeminkia", sono nate diverse pagine Facebook sull'argomento e sono stati scritti anche diversi pezzi, a testimonianza del fatto che ormai sta davvero dilagando più che mai questo fenomeno di assalto selvaggio alla foto o all'autografo (l'anno scorso avevamo stilato la nostra personale classifica dei giocatori più assaltati).
Questa estate ne avevamo parlato ancora, quando, finita la semifinale di World League (in cui l'Italia perse per 3-0 con il Brasile), i giocatori azzurri scapparono subito negli spogliatoi a fine partita e una volta conclusa la doccia furono scortati addirittura sul pullman per evitare l'orda di ragazzine.
Questo è un argomento forse un po' "delicato" e su cui probabilmente non si può avere una posizione univoca, nel senso che il giusto sta un po' nel mezzo e richiede anche buonsenso. Ma proviamo a dire anche in questo caso la nostra.
Torniamo a domenica e partiamo dal principio..
Si conclude il match sul 3a0 per Trento e nel momento in cui i giocatori concludono il saluto sotto rete arriva uno strano annuncio da parte dello speaker ravennate.
Recitava una frase come questa "come da nuove disposizioni da oggi è vietato ai tifosi entrare sul taraflex per avvicinarsi ai giocatori, ma saranno proprio loro a raggiungere i tifosi per foto e autografi vicino alle transenne".
Ecco, questo proprio non ce lo aspettavamo.
Ecco, lì siamo tornati proprio a Firenze, quando abbiamo assistito ad un altro incredibile autogoal.
Era il 22 Luglio, ma a 4 mesi di distanza tutto quello che abbiamo scritto in quel momento torna perfetto per descrivere quello a cui abbiamo assistito e provato a Ravenna.
La pensavamo così e la pensiamo ancora così ..
"C'è chi vorrebbe andare a prendersi lo spazio del calcio, prime pagine, notizie sui tg sportivi, articoli e una risonanza maggiore sul paese.
E c'è invece chi sta bene così.
Con il suo palazzetto pieno (o comunque piuttosto pieno), con le sue chiacchiere con i giocatori alla fine di ogni partita.
Alla possibilità finito il match di poter scendere in campo con loro.
Toccarli.
Vederli e stargli vicino.
Quello che è successo sabato ci ha fatto pensare a questo.
Al fatto che il nostro è sempre stato uno sport di nicchia ma con un rapporto stretto tra tifosi e giocatori, un rapporto quasi alla pari.
Già con l'evoluzione che c'è stata alcuni giocatori diventano inspiegabilmente inavvicinabili (scortati, addirittura, da almeno 4 o 5 persone ognuno), se dovessimo fare la parte del "calcio" come cambierebbe tutto?
Come nello stadio.
I giocatori li vedi, dentro al loro rettangolo di gioco, che fanno il loro "lavoro", ma niente terzo tempo a fine partita.
Li vedi nelle riviste e ti "avvicini" agli allenamenti, con le foto mentre sono in auto o mentre sono in vacanza.
Andate voi a vedere se sono disponibili a scambiare qualche parola, parlando del tempo, di come stanno, della famiglia, a dispensare sorrisi per un'ora e a dedicare mezz'ora del loro tempo per rispondere a domande di un blog ancora piuttosto piccolo.
Anzi .. Prendere in considerazione l'ipotesi di rispondere ad un messaggio.
Insomma.. Noi non lo vogliamo un sport così.
Non vorremmo vedere giocatori che se ne vanno via così."
E' sempre stato quel qualcosa in più del nostro sport la possibilità di poter scendere e invadere il campo, per diversi motivi..
Il primo sicuramente quello di abbracciare e parlare con i ragazzi, che nelle menti di molti sono eroi e beniamini, al pari di attori Hollywoodiani.
Quando scendendo in campo ti trovavi a chiedere come andava il campionato, come si trovavano in Italia, come stava la famiglia..
Quando in due minuti la persona che ammiravi alla tv come se fosse inavvicinabile invece era a fianco a te, come un amico, a parlare.
Il secondo perché fa sempre un certo effetto calpestare quel taraflex così importante, l'unico modo per molti di calpestare un palcoscenico di serie A, un emozione a volte davvero incredibile.
Ho visto ragazzi fare foto sdraiati, seduti, in piedi, mentre saltano.. Anche solo per dire "ehi, io intanto i piedi in campo in serie A li ho messi!"..
Saltare a rete.
Giocare con un pallone che magari rotola o che si sono portati da casa per gli autografi.
Non sempre si ha tempo e voglia di sgomitare per scendere in campo e così spesso è successo che ammirassimo dagli spalti, ormai vuoti, la festa in campo.
Perché da lassù era davvero una festa vedere il campo pieno, con i ragazzi accerchiati e i ragazzini e le ragazzine felici e orgogliosi di aver ottenuto una foto.
E' sempre stato il bello del nostro sport questo terzo tempo naturale, l'arma #aggratis per poter avvicinare ancora di più i giovani.
E toglierlo - lasciatecelo dire - è davvero una cazzata.
E' stato triste vedere il campo vuoto e i ragazzi dover scegliere dove andare e quando cambiare "lato".
C'è anche da dire che a volte era davvero selvaggia la questione, con ragazzine che strattonavano, ci davano di gomiti e i ragazzi erano seppelliti davvero da un'orda infinita di richieste.
Ecco perché la verità sta nel mezzo e richiede il buon senso.
Il terzo tempo non deve sparire perché è la nostra arma in più, allontanare i ragazzi dal tifo e dai tifosi non è un'idea geniale, ma serve il buon senso da parte di tutti di non sommergerli e calpestarli.
Ecco, facciamo un patto.
Per noi e per lo spettacolo del nostro sport, ci troviamo a metà strada.
Il terzo tempo rimane e tra tifosi si usa il buonsenso.
Proviamoci a non mettere barriere tra il tifo e il campo.
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