Due "storie" diverse che hanno finali simili. Il doping di Schwarzer e il tweet strumentalizzato Greta Cicolari, quando piovono squalifiche.

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C'è un argomento che sta scuotendo particolarmente l'ambiente dello sport italiano e che rischia di mettere in dubbio e in croce un intero movimento. 
Quello che sembrava un "caso" chiuso e relativo esclusivamente a Londra 2012 sembra invece nascondere tutt'altro e adesso si rischia di scoperchiare una serie di "magagne" insospettabili. 
Alex Schwarzer, marciatore italiano campione olimpico a Pechino 2008, rischia ora di vedersi portare via anche quella medaglia. 
L'incubo è partito alla vigilia di Londra quando fu scoperta la sua positività all'EPO e da li parti anche la squalifica di tre anni e mezzo. 
Questione che sembrava conclusa con le scuse e le lacrime del marciatore, ma ora invece si riapre perché attraverso un inchiesta si è scoperta la sua irreperibilità a controlli della Wada (l'agenzia anti doping), non solo i suoi ma di ben altri 29 atleti. 
Oltre a questo ci sono anche sospetti sull'uso di sostanze ritenute dopanti da parte di alcuni tesserati, coperti da dirigenti e medici federali. 
Vi chiederete cosa c'entra tutto questo caos "atletico" con il nostro blog pallavolistico. Volevamo collegarci a questo argomento per ben due considerazioni, la prima è che purtroppo anche il "nostro" mondo è stato contaminato, a volte, da questo fenomeno negativissimo. 
A contrario di quanto si pensi e si creda i casi di doping registrati all'interno della pallavolo sono diversi.
L'ultimo in ordine temporale è dell'anno scorso quando la schiacciatrice made in Usa, Alexandra Klineman, durante un controllo venne trovata positiva a steroidi anabolizzanti e le venne comminata una squalifica di 8 mesi che le tolse la possibilità di giocare per l'Imoco Volley Conegliano e di perdere la maglia della nazionale. 
Oltre a lei ci fu anche il caso di Riley Salmon, il giocatore campione olimpico a Pechino 2008 con gli Usa, fu fermato dopo un controllo effettuato appena prima delle olimpiadi di Londra (il destino "tempistico", guarda caso, lo associa  a Schwarzer). Il giocatore fu trovato positivo ad un'anfetamina utilizzata per bruciare i grassi; Salmon appena appresa la positività si ritiró subito dall'attività agonista cosciente anche della possibilità di subire un pesantissima squalifica dovuta alla sua recidività (scontó una squalifica anche nel 2009). Ci sono da aggiungere anche i nomi di Elisangela Pereira De Souza Paulino positiva nel 2008 dopo aver giocato con la sua squadra, Florens Castellana Grotte contro il Monteschiaco Iesi, ad uno stimolante. Kim Marie Willoughby è l'altro "caso" di doping pallavolistico che riportiamo, la schiacciatrice a stelle e strisce ad Aprile 2009 fuggì dalla sua squadra (Despar Perugia) per poi accasarsi al Porto Rico, contestuale alla sua fuga arrivó la notizia della sua positività al norandrosterone. Più vecchi invece i casi di Arias Done e Jaqueline Carvalho. L'unico caso registrato nel beach volley invece fu quello di Andre Luiz Coelho De Brito positivo al Carboxy-thc in una tappa del campionato italiano nell'Agosto 2007. 
Nonostante la pallavolo non sembri essere uno degli sport che si presti maggiormente al doping i confini di questo fenomeno si sono espansi coinvolgendo e attirando anche atleti pallavolisti.
Generalmente le sostanze proibite vengono assunte per aumentare la resistenza e migliorare le prestazioni, ovviamente il doping nel volley non può "aiutare" proprio nell'ultimo caso perché fortunamente nessuna sostanza può migliorare il palleggio o la precisione di un attaccante. Ma c'è un aspetto che invece si presta all'uso di sostanza vietate, ovvero il raggiungimento veloce e il mantenimento della forma fisica. 
L'evoluzione del modo di giocare a pallavolo e la gestione dei campionati (sia di club che di nazionale) stanno mettendo proprio in primo piano il lato fisico e potente di un giocatore esponendo sempre di più il fianco al problema doping. 
La frequenza delle gare, i pochi momenti di riposo e il cambio netto da sport molto tecnico a sport molto potente richiedono uno sforzo fisico importantissimo. Ma per fortuna i pochi casi fanno capire che il nostro mondo ne è poco influenzato e che fortunamente non si è fatto assorbire dalla possibilità di raggiungere obbiettivi in modo facile. 
L'altro motivo per cui abbiamo deciso di parlare di questo argomento è perché siamo rimasti stupiti da una "notizia" che è uscita sui giornali.. In relazione alla copertura che hanno ottenuto alcuni atleti da parte della federazione e alle possibili, tante, squalifiche (unita a quella già comminata a Schwarzer) che potrebbero arrivare.. 
Pensando proprio a questa cosa ci chiediamo come sia possibile che possano succedere, ancora, casi del genere e sopratutto come sia possibile che invece nel beach volley un'atleta, che senza aver "combinato" nulla (Greta non è statoasqualificata per un disonore come il doping) di cosi grave da mettere in subbuglio e imbarazzo un intero movimento, sia stata squalificata e le sia stato tolto tutto quello che si era guadagnata. 

Stiamo ovviamente parlando di Greta Cicolari, squalificata per 13 mesi a causa di un tweet "strumentalizzato" e mai dimostrato contro il suo ex allenatore.




Due facce e due situazioni diverse ma che sono l'immagine di un mondo sportivo spesso contraddittorio, che più di una volta fatica a stare al fianco dei proprio atleti nel momento giusto e che spesso perde la bussola contribuendo a rendere sempre meno credibili le istituzioni del mondo dello sport. 
C'è da preoccuparsi davvero se chi infrange le regole viene "coperto" dai propri dirigenti e dalla proprie federazioni e che invece non ha combinato nulla viene punito in maniera così pesante.
La squalifica in se per se è una punizione davvero pesante, non ti permette di continuare a gareggiare e migliorare in quello che è il tuo sport, il tuo lavoro e la tua vita ed è proprio alla luce di questa cosa che non è pensabile che due atleti che hanno due storie così diverse abbiamo uno stesso destino.
La giustizia sportiva dovrebbe segnare una soglia, un limite e un codice di comportamento, chi infrange le regole viene punito e in base alla gravità dell'infrazione proporre anche una "pena".
Nei così riportati su questo tipo di distinzione non c'è stata e Greta ha fatto le spese, con un squalifica pesantissima, per un tweet mai confermato e un atleta che invece ha fatto uso di sostanze dopanti ha ricevuto più o meno lo stesso trattamento.
C'è da preoccuparsi se tutto quello che abbiamo sempre saputo di questo sport viene così messo in discussione da chi invece dovrebbe dare il massimo per promuovere il movimento. 
Non ultimo in questo senso anche la nuova notizia della squalifica del presidente Malagò per "mancata lealtà" e "dichiarazioni lesive della reputazione", un nuovo caso che si aggiunge alle tante pagine nere dello sport italiano.

Abbiamo sempre raccontato la favolina ai bambini sui lati positivi dello sport, l'abbiamo usato come cura e momento di sfogo per il recupero di ragazzi con problemi.. Non roviniamo tutto. 
Vi vogliamo lasciare con le parole di Doum Lawers (fidanzato di Greta ed atleta professionista), perché riassumono quello che probabilmente tanti pensano, ma che non fa onore all'Italia. 
"Non voglio giudicare se ci sono inchieste in corso, da atleta sono allibito perché conosco un’atleta pulita che ha preso ben 13 mesi di sospensione per motivi 
ancora non provati e NESSUNO interviene!
10 anni fa era il mio sogno giocare in Italia. 
Ora viene solo la voglia di scappare."







Lasciamo fuori lo sport da ogni "magagna", che sia politica, di doping, di qualsiasi cosa perchè è un isola felice per tanti e in Italia non abbiamo bisogno di altre cattive immagini.







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