"Ecco ci risiamo".
Un altro caso Piacenza.
Ma, se tutte le altre volte aleggiava una sorta di "tranquillità" attorno alle uscite del presidente Molinaroli, questa volta la situazione sembra essere realmente diversa, e non è più "solo" la classica provocazione.
Le possibilità che la squadra emiliana possa prendere parte alla prossima Superlega sono davvero minime e domenica scorsa rischia di essere la loro ultima apparizione su un parquet di Serie A.
Una stagione troppo difficile, troppe le vicissitudini che hanno scosso un ambiente che non aveva forse le capacità per sostenere anche i pesi che si sono aggiunti.
A dire la verità dall'uragano che ha travolto questa grande realtà pallavolistica nessuno ne sarebbe uscito "vivo". Prima le difficoltà economiche, la denuncia di non poter arrivare a fine stagione e poi l'arrivo di Ardelia a salvare la situazione, la possibilità di tirare un respiro di sollievo. La promessa di apportare 2 milioni assicurando la continuità di un trend che aveva portato Piacenza ai vertici del volley italiano e Europeo nelle ultime stagioni.
Poi il bluff Ruggeri, soldi mai arrivati e un crollo verticale dei risultati di squadra, che ha portato anche all'addio di giocatori importanti come Vermiglio e Le Roux..
A due giornate dalla fine è arrivata anche l'esclusione dai play off, e senza che Molfetta e Ravenna ce ne vogliano, ha fatto male vedere una realtà che dalla stagione 2003-2004 domina chiudere in questo modo questa stagione.
Vedere giocatori come Zlatanov e Papi, due icone del nostro sport, gente che ha vinto tanto e dato tanto al centro di una storia triste come questa, e siccome abbiamo già perso tanto, troppo (Treviso e Cuneo solo per citarne due) e consapevoli che comunque le nostre parole non cambieranno forse la situazione, vogliamo unirci lo stesso al coro e per quanto possibile cercare di diffondere la voce e sostenere Piacenza.
Molti sono i messaggi apparsi sui social, tante mobilitazioni, lettere..
A Piacenza la pallavolo è una cosa seria.
Gente che il tifo lo prende davvero sul serio.
Gente che non ha nessuna intenzione di dire addio a qualcosa che per tanto tempo è stata parte di loro.
Qualcosa che la Domenica fa urlare, tifare e venire il cuore in gola.
Qualcosa che dopo anni è cuore.
Si dice spesso che Modena e il Palapanini siano il tempio del volley, che lì si respiri la pallavolo.. Beh, la pallavolo si respira anche al Palabanca, e si respira a pieni polmoni, ne siamo testimoni.
Nella nostra "bio" abbiamo indicato un'altra squadra come la nostra del cuore, ma ecco.. La verità è che nel cuore abbiamo questo sport.
E non possiamo permetterci di perdere Piacenza, noi per primi.
Non se lo può permettere la città, il mondo della pallavolo, e il mondo dello sport.
E' gia successo che altri abbandonassero (e davvero, sono troppi), ora qualcosa bisogna inventarsi.
Trovare un modo per poter permettere che la società sopravviva.
E' un patrimonio per il nostro sport, perchè quel poco spazio che la pallavolo ha trovato, lo ha trovato anche grazie alle tante vittorie proprio di questa squadra.
Ora, noi ci siamo e siamo con voi.
Non si può pensare che dopo Piacenza possano esserci altri saluti, perchè fa male e non è giusto.
Sopratutto per quelle 3000 persone che Domenica scorsa si sono alzate in piedi e hanno applaudito fino a spellarsi le mani, una curva che sempre seguito e sostenuto la squadra anche in questa stagione. Ci ha messo il proprio tempo, il proprio denaro per amore verso la squadra, nonostante il gioco spesso latitasse come anche la vittoria..
Un giorno in Gazzetta leggiamo un titolo di un calciatore che dice "rottura totale con il Milan, non convocatemi più" e pensiamo a quei 12 giocatori che hanno invece portato avanti questa stagione senza lamentarsi, senza uno stipendio da calciatore, con un punto interrogativo sul futuro e un macigno nello stomaco ogni partita.
Mettendoci la faccia ogni Domenica, in ogni sconfitta, non hanno mai chiesto di non essere convocati per non fare una "figuraccia", cercando sempre di dare il massimo nonostante tutt'intorno ci fosse il caos, giocatori a cui abbiamo visto fare "cose" mostruose che si sono presentati in campo con umiltà e hanno accettato di perdere e soccombere, a volte, anche male.
Poi ci sono i casi di Parma, che tengono banco su mille quotidiani e tv..
Bisogna far capire che ci siamo anche noi, che se avete soldi e li buttate nella pallavolo le figuracce stanno a zero, che alla fine ci farete sempre una bella figura.
No, non possiamo perdere Piacenza.
Siamo su un altro pianeta, dove la gente va al palazzetto senza cordoni di polizia, dove non abbiamo bisogno di barriere per dividere le tifoserie, anzi, necessitiamo di un tavolo, un tagliere per affettare il salame e un bicchiere per brindare allo spettacolo del terzo tempo.
Un mondo dove si tifa e si piange per una vittoria o una sconfitta, senza mai (o quasi) offendere gli avversari, e dove è possibile avvicinare gli idoli, non dal finestrino di una macchina ma su un parquet. Dove addirittura - utopia - si può salutare, chiacchierare ed abbracciare i propri idoli.
Forse per chi è fuori da questo mondo è difficile capire, ma provate a pensare di dover perdere una Juventus o un Milan di turno..
No.. In realtà non potete capire comunque.. Perchè siamo di un altro pianeta, ve l'ho detto.
E' un po' come uno spettacolo dell'orrore quello a cui stiamo assistendo da qualche anno a questa parte, dove ogni atto getta sempre più nel dispiacere.. E se fino ad adesso tutti ne siamo stati solo spettatori è ora di diventare attori e cambiare il copione, prendere il mano le redini della storia e dirottarla verso un lieto fine.
A voi, Lega, Fipav, Coni, giornalisti, direttori, addetti ai lavori.. Datevi una mossa. Diventate attori o trovatene di bravi.
Noi di tempo da perdere non ne abbiamo e nel nostro piccolo ci siamo già dati da fare.
Piacenza è la pallavolo e noi ne siamo innamorati, ed è un po' come il se il cuore lo stessero strappando a tutti.
#adottaunasquadradivolley
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Ci sono stati messaggi che più di altri ci hanno colpiti, alcuni davvero commoventi.. Abbiamo deciso di riproporveli qui..


"Ecco la mia lettera al Direttore, mandata anche a Pasini
Egregio signor Direttore,
dall’oggetto della mia mail Lei avrà già capito di che cosa parlerà questa mia lettera. Le chiedo due minuti del Suo preziosissimo tempo per leggerla.
Vorrei parlarle di una storia d’amore, una storia iniziata 15 anni fa. Sa, è strano, almeno per me, parlare di 15 anni d’amore, perché tutte le mie storie sono durate molto meno e come quasi tutte le storie d’amore, spesso, passata la passione, rimanevano solo l’abitudine, a volte l’affetto e troppo stesso i litigi. Beh, questo con Copra Volley non è successo, anzi, la passione è cresciuta in questi 15 anni, ogni giorno di più, non è mai diventata abitudine, ma è sempre stata una storia ricca di emozione, amore incondizionato, gioie grandissime e anche delusioni molto cocenti, di lacrime versate ma anche di abbracci, di sguardi, di attimi lunghi un’eternità, in cui il tempo sembrava fermarsi prima del fischio dell’arbitro che decretava una vittoria o una sconfitta.
Solo un tifoso, di qualunque sport si tratti, sa di cosa parlo, dell’emozione prima di una finale, del pensiero “chissà se stasera avremo vinto o perso”, delle ore interminabili prima del fischio d’inizio.
Ecco, tutto questo a Piacenza rischia di sparire. Scomparirà una realtà premiata per 3 anni come pubblico più corretto d’Italia per la serie A1, scomparirà la passione di oltre 3000 persone che per 15 anni hanno riempito il palazzetto, tifando per la loro squadra, tifando anche l’anno in cui ci siamo salvati all’ultima giornata o, come quest’anno, quando il traguardo era “speriamo di non chiudere”.
Sabato si è giocata la nostra ultima partita: poteva essere l’occasione per fare polemica, per dire o scrivere nefandezze e invece cosa abbiamo fatto? Abbiamo ringraziato, facendo una delle coreografie più belle di sempre e alla fine tutti gli spettatori del Palazzetto erano in piedi ad applaudire. E gli occhi lucidi erano i nostri, ma anche dei nostri giocatori e del nostro Presidente. Questa non è solo Piacenza, questo è il mondo del volley, che negli ultimi anni ha vinto scomparire grandi e blasonatissime realtà come Treviso, Montichiari e Cuneo nell’indifferenza più totale.
Questa mattina ho letto che le prenotazioni per i biglietti delle Olimpiadi di Rio de Janeiro sono esauriti e lo sport con maggiore richiesta di tagliandi è stata la pallavolo. Allora, mi viene da pensare che il mio amato sport non è uno sport minore in tutti i paesi e che forse abbiamo sbagliato un po’ tutti a renderlo tanto minore in Italia: abbiamo sbagliato noi tifosi ad autocrogiolarci nella nostra convinzione di essere più belli e più bravi degli altri, ha sbagliato la nostra Lega a non renderlo appetibile agli sponsor e forse anche i media hanno qualche colpa, perché troppo spesso si sottolineano fatti di inciviltà sconcertanti piuttosto che bei gesti, mentre la normalità dovrebbe essere fatta di facce pulite che giocano e tifano, di sudore in campo e di gioia o lacrime sugli spalti, ma non certo di monumenti devastati, di striscioni deliranti o di fatti di sangue.
Io Le chiedo, infine (e so che ho già abusato del Suo tempo) di dare voce a noi tifosi, a noi che, a bocce ferme perché il nostro campionato è finito, siamo muti di fronte a tutto questo. La nostra voce risuona sugli spalti, ma quando le luci del campo si spengono noi non abbiamo più la possibilità di farci sentire. Forse non cambierà niente far sapere che una squadra di alto livello costa in un anno come due settimane di stipendio di Lionel Messi, però noi, da tifosi, abbiamo il dovere di provare a far capire che il nostro mondo, quello del volley costa come 2 settimane di stipendio in un fuoriclasse del calcio…. Potremmo lanciare una campagna ai Presidenti o ai top player delle squadre di calcio più blasonate: “Adotta anche tu una squadra di volley”. Chissà, magari potremmo almeno strappare un sorriso….
Grazie ancora Direttore per il Suo tempo prezioso perso a leggere questa lettera.
La saluto e La ringrazio.
Con stima.
Manuela Gotti


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